Dal Vangelo di oggi

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Un commento ad alcuni versetti scelti del vangelo della liturgia del giorno

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Dal Vangelo di oggi - 22 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 10, 31-42 In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: "Io ho detto: voi siete dèi"? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho detto: "Sono Figlio di Dio"? I dialoghi precedenti tra Gesù e i giudei avevano avuto come epilogo il tentativo di eliminarlo a sassate. Oggi gli stessi giudei ci provano ancora una volta, perché ha dichiarato di essere una cosa sola con Dio. Le sue parole si rivelano scandalose agli orecchi degli increduli giudei. Ci vedono di nuovo una bestemmia. Ma Gesù, con la Scrittura e i segni che compie dimostra di essere il Figlio di Dio. La sua divinità non potrebbe essere messa in dubbio. Nonostante ciò, i giudei continuano a dire che Gesù bestemmia ed insistono nell'ucciderlo. È soltanto una questione di tempo. Ormai la sua morte è stata decisa, ma ancora non è giunta la sua ora. Arriva però il momento decisivo della sua passione, morte e resurrezione. E noi siamo pronti camminare con il nostro Signore. Prima di questa tappa importante intanto, ognuno si chieda qual è l'immagine di Dio che abita nel suo essere. Buona giornata. Don. Arth.

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Mar 22, 2024
Dal Vangelo di oggi - 21 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 8,51-59   In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno''. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».  Continua il dialogo tra Gesù e i giudei che sembrano avere creduto in lui. Il maestro come nel brano precedente, fa un’altra affermazione che non piace ai suoi ascoltatori cioè: l’osservanza della sua Parola dona la vita eterna. Come capire quella dichiarazione se Abramo e i profeti sono morti? Non avranno messo in pratica la Parola di Dio e per questo sono morti? È ovvio che qui non si tratta della morte fisica, ma della morte che non ci fa contemplare il viso del Padre nella beatitudine eterna. Possiamo completare quello che afferma Gesù oggi, con le sue stesse parole che dicono: « chiunque vive e crede in me, anche se muore vivrà ». La morte fisica del credente fedele, diventa il passaggio per la vita eterna perché egli è nelle mani di Dio. Gesù non è dunque indemoniato o presuntuoso. Siamo noi impreparati e incapaci di capirlo a causa della nostra falsità. Il Padre invece lo glorifica perché è Lui la verità, e in Lui non c’è menzogna come nell’uomo.   Gesù, tante volte sperimentiamo dialoghi di sordi a casa, al lavoro, per strada, nei gruppi e non ci capiamo perché ci manchi. Tu che sei in eterno, conduci noi, tuoi figli, alla vita eterna. Buongiorno!   Don. Arth

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Mar 21, 2024
Dal Vangelo di oggi - 20 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 8,31-42  In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.   Il vangelo di oggi ci mette di fronte al tema della relazione di Gesù con Abramo, il Padre del popolo di Dio. Si tratta di capire come collocare Gesù all'interno della storia del Popolo di Dio di cui anche noi facciamo parte. In quanto figlie e figli di Dio, intratteniamo una relazione con il Signore mediante la fedeltà alla sua Parola. Dall’adesione a quella sua Parola, noi diventiamo veri discepoli se ci apriamo veramente a Cristo rimanendo in Lui. È Lui, la verità che ci rende liberi dal peccato. Conoscerlo e cercare la sua volontà è la via della vera libertà. Come Abramo era stato obbediente alla sua vocazione, così lo è stato Gesù e così lo dovremmo essere noi. L’essere figli e figlie di Abramo, quindi essere liberi, è imitare la sua fede e la sua piena fiducia in Dio. La Quaresima ci da, in quanto figli, l’occasione di risollevarci e di continuare il cammino. Accogliamo dunque prontamente questo dono gratuito dell’amore di Dio.   Tante volte Signore, le nostre opere non testimoniano  il nostro essere cristiani. Liberaci dalla schiavitù dell’incoerenza di vita. Buona giornata.   D. Arth

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Mar 20, 2024
Dal Vangelo di oggi - 19 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 1 vv 16.18-21.24 Mt 1,16.18-21.24a Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».   Il mistero dell’incarnazione ha coinvolto, oltre a Maria, anche Giuseppe della stirpe di Davide. Questo uomo che non dice niente nel Vangelo, oggi sembra dirci tante parole belle con il suo agire e la sua docilità. Il silenzio del giusto Giuseppe è davvero molto eloquente. Contemplando la sua giustizia, ogni uomo dovrebbe mettersi in gioco, e riflettere su come le nostre decisioni possano capovolgere la vita altrui. Infatti, la giustizia di Giuseppe ha tutto il suo senso nella carità verso Maria e Gesù, e nell’obbedienza alla sua “vocazione di custode” di quella famiglia nascente. Anche se i disegni di Dio non erano chiari per lui, come tante volte capita nelle nostre vite, Giuseppe si è fidato delle parole dell’Angelo e si è abbandonato alla volontà del Padre celeste senza tentennamenti. Alla scuola di Giuseppe dunque, tutti, uomini e donne, possiamo imparare la discrezione, la mitezza, la fedeltà, la prontezza, la disponibilità, la pazienza e l’amore vero che rende pronto a mettere i propri progetti egoisti in secondo piano, per anteporre piuttosto l’armonia della famiglia. Tutto questo vuol dire “avere un cuore di Padre”.   Oggi è la festa dei papà, san Giuseppe possa intercedere per loro e proteggere tutte le famiglie. Auguri!   Don Arthur S

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Mar 19, 2024
Dal Vangelo di oggi - 18 Marzo 2024

Lunedì 18 marzo 2024 Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 8, 1-11 Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna a sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. La misericordia di Dio viene messa a dura prova in questo brano. Si tratta infatti di una contrapposizione tra la Legge di Mosè e la nuova Legge portataci da Gesù. Quest’ultima è una Legge che non avvilisce l’uomo, ma che cerca di salvarlo mendiante il perdono. È una Legge fondata sull’amore e che ama il peccatore. È una Legge che interroga ogni uomo sulla sua relazione con il prossimo. In effetti, la donna peccatrice presa in flagrante, non nega la sua colpa. Anzi è impotente davanti a tutti quelli che la vogliono lapidare per legge. Come i suoi accusatori, tutti noi sembriamo perfetti ma solo Dio conosce i nostri cuori; ed è proprio qui che Gesù fa la differenza. Cosa stava scrivendo il Signore? Non lo possiamo sapere. Invece possiamo capire che tutti noi siamo simili alla donna peccatrice. Anche se nessuno ci vede e nessuno ci accusa, non siamo affatto senza colpe punibili. Mi piace pensare che prima di tutto, Gesù ha perdonato agli accusatori pieni di peccati ed in secondo luogo, ha offerto la stessa misericordia l’imputata davanti a Lui. Questa è l’immagine di quello che dovrebbe essere il sacramento della riconciliazione. È un sacramento di misericordia. Non è per i perfetti e non può essere un tribunale. La parola che rimane valida per noi oggi è il rinvio del Signore alla donna: “va e non peccare più”. Direi pure: “va e perdona come io ti perdono ogni giorno”. Abbi cura di te e degli altri.  Buongiorno! Don Arthur S

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Mar 18, 2024
Dal Vangelo di oggi - 17 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 12,20-33   In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore>>   Alcuni Greci, pertanto stranieri, non appartenenti al popolo, alla tradizione e alla religione di Israele, salgono al tempio di Gerusalemme e chiedono a Filippo di poter vedere Gesù la cui fama si era probabilmente diffusa dopo il ritorno in vita di Lazzaro, narrato nel capitolo precedente. Si aspettavano probabilmente un nuovo miracolo, qualche effetto speciale, una prova tangibile che quando avevano sentito a parole corrispondesse ai fatti, invece Gesù non si muove, non accontenta il loro desiderio di vederlo ma inizia la metafora del seme la cui morte è necessaria perché una nuova vita possa germogliare. Gesù dunque non asseconda l'attesa di un miracolo o di vederlo perché nella fede l'essenziale è comprendere, accogliere e vivere, atteggiamenti che fa il discepolo di ogni tempo, quello contemporaneo di Gesù ma anche quello di oggi che non avrebbe nessuna possibilità di vederlo di persona. Le parole di Gesù non assecondano la richiesta di poterlo vedere ma la integrano ricordando che il desiderio dovrebbe passare dal vedere al seguire rivivendo in noi la logica del seme che muore per generare una nuova vita ossia la logica del servizio, dell'umiltà, della disponibilità, della mitezza ... di tutte quelle dimensioni che permettono a Dio di prendere il posto del nostro io per abitarlo e arricchirlo con la forza dell'amore autentico. Buona domenica! d. A.

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Mar 17, 2024
Dal Vangelo di oggi - 15 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 7,1-2.10.25-30   Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi  di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Il Vangelo di quest’oggi ci informa che Gesù si diresse più di una volta a Gerusalemme, ma non pubblicamente. Ci andava di nascosto, perché in Giudea lo volevano uccidere. Lo zelo per la sua missione non aveva paragone. Egli sapeva di essere in pericolo ma non si fermava. Parlava pubblicamente alle persone che volevano ascoltarlo e la gente rimaneva  confusa.  Tutti sapevano che veniva da Nazareth ma la sua vera origine era sconosciuta. Gesù infatti veniva da Dio ed obbediva alla volontà del Padre. Non lo potevano uccidere perché non era ancora la sua ora. Come Gesù, il cristiano anche oggi può affrontare vicissitudini della vita, situazioni che possono portare alla morte. L’atteggiamento naturale in quel caso sarebbe è la paura. Ma se siamo con il Signore, potremo attraversare ogni difficoltà. L’importante è non camminare da soli, ma avere sempre lo sguardo fisso su Gesù mentre saliamo a Gerusalemme.  Buona giornata! D.Arthur

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Mar 15, 2024
Dal Vangelo di oggi - 14 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 5,31-47 Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? Gesù vive il rigetto da parte della sua gente. Viene addirittura accusato di bestemmia perché dice di essere Figlio di Dio. Il Padre che lo ha mandato non lo lascia mai solo, dice il Signore. La loro comunione è talmente vera e profonda. Quella intimità viene nutrita dall’ascolto del Padre e dall’obbedienza a quella parola che salva. Infatti, Gesù non cerca la gloria che viene dagli uomini, ma ci vuole comunicare la vita che è in Lui. Non ha bisogno di altri testimoni. Gli basta la testimonianza di Giovanni il Battista, quella delle opere che compie grazie al Padre, quella del Padre stesso che lo riconosce, e infine quella della Scrittura tutta intera. Però, in ciascuno di noi, la causa di ogni incredulità o resistenza si origina nella chiusura alla sua Parola, nella mancanza di comunione profonda con il Padre, nella ricerca della nostra propria volontà. Per questo la nostra fede è spesso superficiale perché riposa su categorie umane unicamente.  Se vuoi, puoi dare testimonianza di Gesù nella tua vita quotidiana. Il primo passo è l’ascolto della sua parola. Il secondo è l’obbedienza ad essa mettendola in pratica.  Buongiorno! D. Arthur.

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Mar 14, 2024
Dal Vangelo di oggi - 12 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 5,1-16   A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?».  Gesù continua a manifestarsi compiendo dei segni. Arriva ai bordi di quella piscina dove giacciono tanti infermi. In quel luogo, infatti, c’era una tradizione secondo cui, di volta in volta, scendeva dal cielo un angelo a muovere le acque della piscina, e gli infermi che si buttavano in acqua, in quel momento preciso, venivano risanati. Questo spiega la presenza di tutti quei malati tra i quali, colui che viene guarito da Gesù stesso oggi. Alla domanda di Gesù cioè, se voleva guarire, risponde da uno che, ormai ha perso la speranza. È uno che da trentotto anni ci prova, e non riesce mai a buttarsi in acqua. Solo che non aveva mai smesso di andarci, fino a che fece l’incontro con il salvatore. Ha avuto il coraggio di esprimere il suo risentimento e la sua tristezza. La sua guarigione avviene, non più con l’immersion in acqua, simbolo del nostro battesimo; ma con la parola stessa di Gesù che risana. Ora, a chi invece si arrabbia perchè Gesù guarisce il giorno di Sabato, il Vangelo ci insegna che non c’è un giorno in cui non si può fare il bene. Rallegriamoci con chi è nella gioia e sosteniamo chi fa fatica a ritrovare il sorriso nella malattia. Il Signore oggi, ci chiede se anche noi vogliamo guarire. E noi gli rispondiamo di sì. Sì, Signore, anche noi vogliamo guarire da ogni cosa che ci allontana de Te! Buongiorno. D. Arthur S.

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Mar 12, 2024
Dal Vangelo di oggi - 11 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 4 vv 43-54 Gv 4,43-54   Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.   Siamo nel libro dei segni di Giovanni. E Gesù ha già compiuto il suo primo miracolo, trasformando l’acqua in vino. In quel clima di opere grandiose, la gente era sempre più bramosa di segni. Ovviamente, non erano tutti convinti che Egli veniva da Dio. Anche Lui, il Signore, conosceva la loro poca fede sicché, non era più proteso a compiere segni passando da un territorio ad un altro come oggi. Però gli è bastato un incontro vero, con un uomo di fede, per operare il suo secondo miracolo con la sua parola. Quel funzionario del re, fiducioso e non titubante, si accosta a Gesù, spinto da due cose: il bisogno di guarigione di suo figlio e la fede in Cristo che solo, può salvare. Sì, nella disperazione, è facile ripiegarsi verso il Signore e manifestare una fede che strumentalizzi Dio. Anche in quel caso, Il Signore non ci rigetta, se ci avviciniamo a Lui in questo modo. Allora che sarà mai avere la fede? Avere la fede nella malattia, vuol dire affidarsi e credere che il Signore farà la sua volontà, che non coincide sempre con la nostra. Essere uno di fede nella sofferenza è: non attraversare quel deserto doloroso da solo ma con il Signore, anche se l’esito non sarà quel che auguriamo. Avere la fede in fine, è prima di tutto accettare la situazione che uno attraversa, e credere fino all’ultimo, che il Signore può tutto, dove gli uomini sono impotenti.   Tu, oggi, prega il Signore con fede, per tutti quelli (te compreso), che necessitano quell’ ennesimo suo segno d’amore. Buona settimana.    D. Arthur S.

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Mar 11, 2024
Dal Vangelo di oggi - 9 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Luca Lc 18,9-14   «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Gesù raconta questa parabola, per rompere gli schemi mentali di quelli che si credono giusti, e disprezzano gli altri. Infatti, I farisei nella letteratura biblica, sono quelli che aderiscono alla Legge di Mosè e dovrebbero praticarla. I pubblicàni invece, collaborando con il potere romano, riscuotevano le tasse nel nome dell’Impero godendo ovviamente di una brutta fama. Solo che nel pregare, l’atteggiamento orante e le parole del “giusto fariseo”, traducono quello che spesso facciamo anche noi, sottovalutando gli altri con giudizi superficiali. Quel fariseo in effetti, non ha bisogno di Dio. Fa addirittura più di quanto chiede la Legge. Perciò glorifica se stesso. Si permette pure di giudicare orgogliosamente, chi invece si riconosce bisognoso di misericordia: il “pubblicano, peccatore pubblico”. Quest’ultimo non cerca di giustificarsi. Nella verità spalanca le porte della sua vita al Signore e invoca la sua pietà. E tu, quando pensi alle tue preghiere come ti vedi? Ti riconosci forse nel pubblicano mendicante della misericordia, o ti illudi di essere migliore  degli altri come il fariseo? Come ti confessi spesso? Esaltando te stesso o accusando l’altro con l’elenco dei suoi peccati ? Tutti abbiamo bisogno della Misericordia di Dio. Egli conosce davvero il nostro cuore e perdona l’umile peccatore.  Buona giornata.  D. Arthur S

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Mar 09, 2024
Dal Vangelo di oggi - 8 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Marco Mc 12,28b-34 In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual’è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba del Vangelo era preoccupato. Voleva sapere, tra tutti i comandamenti e i precetti quotidiani della Legge, quale è il più importante. Cercava, nella classifica dei comandamenti, quelli che può tralasciare; un po’ come facciamo noi, quando vogliamo faticare meno nel credere. Puntava sulla cosa che conta di più o la più essenziale, si potrebbe dire. Voleva una via breve che raggruppasse tanti precetti per stare a posto con l’osservanza dei comandamenti. Ma quella scorciatoia ricordatagli da Gesù, ovvero “amare Dio, il prossimo e se stesso” è tutto, fuorché meno esigente. Supera sacrifici ed olocausti ingannevoli offerti a Dio. L’Amore vero è il compendio di tutta la vita cristiana. In effetti, nello spiegare il grande comandamento dell’Amore, Gesù mette in guardia contro tre rischi che corriamo costantemente, quando pensiamo alla fede e alle nostre relazioni interpersonali: pretendere di amare Dio fino a disinteressarci degli altri, illuderci di amare gli altri fino a dimenticare Dio, amare noi stessi al punto di diventare egoisti. I tre amori andrebbero sempre insieme, per una vera edificazione del Regno di Dio già su questa terra. Se hai capito anche tu, che è il tuo cuore a dover funzionare bene, amando sempre più concretamente Dio, il prossimo e te stesso; allora stai camminando nella direzione giusta. Buon fine settimana. D. Arthur S

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Mar 08, 2024
Dal Vangelo di oggi - 7 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,14-23 « Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Oggi nel Vangelo, Gesù guarisce un uomo posseduto da uno spirito impuro che lo ammutisce. Subito ricomincia a parlare. Per alcuni dei presenti, pur essendo stupidi dall’accaduto, questo esorcismo è poco; sicché chiedono un segno grandioso dal cielo. Altri addirittura, pensano che sia un truffatore. Lo credono in combutta con Il capo dei demoni, che gli permetterebbe tali opere di guarigione. Qui si vede tutta l’incredulità delle autorità religiose che cercano di screditare Gesù. Quante volte, anche noi, troviamo spesso delle scuse per non accettare l’opera di Dio nelle nostre vite e quelle degli altri? Piuttosto che accogliere con umiltà la novità di Dio, preferiamo spesso arrampicarci sugli specchi per dare spiegazioni alternative, anche folli, ad un ovvio intervento divino, pur di non confessare la sua onnipotenza. La verità infatti, è che Dio è più forte di Satana. Il Signore vince sempre il Maligno anche se a volte, ci sembra di essere sopraffatti dal Nemico. In quanto cristiani, dobbiamo essere conviti che la nostra intimità con Cristo, è una relazione con uno più forte del male. Senza di Lui, il Cristo del Padre, è difficile per noi restare sempre in piedi. Come Intrattieni la tua intimità con il Signore? Buongiorno. D. Arthur S.

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Mar 07, 2024
Dal Vangelo di oggi - 6 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5,17-19 «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto». Gesù non è venuto ad abolire l’Antico Testamento, ma Egli ne è il pieno compimento. La novità del suo insegnamento, non era per annullare ciò che era stato detto. Si trattava invece di cambiare come quella Legge era stata messa in pratica. Essa era un cammino di liberazione per Israele, e lo è anche per noi nuovo popolo di Dio. Intesa così, abolire la Legge sarebbe farci tornare alla schiavitù, il che non è lo scopo di Gesù. In effetti, è l’osservanza dei comandamenti che ci rende davvero liberi. Per questo Gesù ribadisce ancora una volta che il compito nostro, in quanto discepoli, è quello di insegnare e mettere in pratica la Legge che libera. È soltanto accogliendola come espressione d’amore, che la Legge può diventare per tutti noi, un codice di vita felicemente abbracciato, nella certezza di raggiungere la beatitudine eterna. Aiutaci Signore Gesù, ad andare in profondità nella conoscenza della Legge per scoprire l'Amore di un Padre che ci ama. Buongiorno. D. Arthur S.

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Mar 06, 2024
Dal Vangelo di oggi - 4 Marzo 2024

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,24-30
 
«In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». Quando Gesù torna nella sua patria, insegna con autorità nella sinagoga di Cafàrnao. Ma la sua gente pretende da lui segni e miracoli come siamo soliti fare anche noi. Ecco allora che il Maestro insegna tre cose: la mancanza di fede storica d’Israele, l’universalità della salvezza e la sua presenza in mezzo a loro in quanto grande Profeta, anche se non viene riconosciuto tale. Ricorda l’episodio della donna straniera di Sarepta e quello di Naamàn il Siro. Il secondo esempio però, suona certamente come una provocazione, quando sappiamo che Naamàn era un grande nemico di Israele. Eppure era stato guarito dalla lebbra proprio dal Dio d’Israele. Qui infatti, cadono le nostre pretese nei confronti di Dio. Svaniscono pure i nostri presunti privilegi, che rivendichiamo solo quando ci fa comodo perché siamo cristiani. Anzi è una risposta forte alla nostra incredulità odierna, in quanto Dio dimostra non soltanto la sua misericordia verso tutti, ma fa pure capire che la sua azione supera i confini del nostro cerchio di amici. Non possiamo dettare al Signore cosa fare, ne quanto meno a chi, e quando farlo. Quante volte abbiamo voluto che il Signore facesse cose soltanto a nostro favore? Quante volte gli abbiamo voltato le spalle perché non abbiamo avuto quanto chiesto? Quante volte abbiamo impedito agli altri di sperimentare la misericordia di Dio? Aiutaci Signore ad accogliere Te e la tua Parola profetica, soprattutto quando ci scomoda. Buongiorno. D. Arthur S.

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Mar 04, 2024
Dal Vangelo di oggi - 29 Febbraio 2024

Dal Vangelo secondo Luca Lc 16,19-31 « Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi ». E quello replicò: « Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento ». Ma Abramo rispose: « Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro ». La parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, descrive due vite apparentemente paralleli. Vite non comunicanti, con un povero al quale viene negata ogni dignità in vita, ma che vive la beatitudine eterna dopo la morte. Come si vede nel Vangelo infatti, gli amici di Lazzaro, quelli che si prendono cura di lui sono i cani; mentre il ricco anonimo bacchetta lautamente. Che paradosso! Ancora oggi, Lazzaro muore di fame davanti alle nostre case e sulle nostre vie. In lui viene rappresentato il grido silenzioso dei poveri che incrociamo, e la contraddizione di questo mondo in cui le ricchezze sono nelle mani di pochi. Ma per non fare la stessa fine dell’uomo ricco di oggi, Dio ci lascia il tempo utile per la nostra conversione. Abbiamo i profeti del nostro tempo che ci esortano. Abbiamo i disagi degli sfortunati che ci interpellano. Eppure diversi tra noi, non mostrano alcuna considerazione verso Dio e fanno di loro stessi il centro di tutto. Mi piace pensare che quei cinque fratelli rimasti in vita siamo noi. Per tutta la nostra vita, siamo invitati a non escludere, ma a tener conto del povero, per l’amore dell’umanità in noi e per l’amore di Dio, Padre di tutti, ricchi e poveri. Ignorare il povero infatti, è disprezzare Dio! E questo è davvero terribile. Buona giornata. Don Arthur S.

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Feb 29, 2024
Dal Vangelo di oggi - 27 Febbraio 2024

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 23,1-12 «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito ». Sedersi è una immagine molto statica; eppure è proprio quella che usa Gesù, per descrivere l’attività d’insegnamento degli scribi e dei farisei. Essi, seduti sulla cattedra di Mosè, pretendevano di essere chiamati maestri. Ma Gesù invece, ci spinge verso un’immagine più dinamica, ovvero « l’essere guida ». Quella immagine suppone un’incamminarsi dietro a qualcuno che ci mostra la via, e che sperimenta le nostre fatiche. È segno della Chiesa pellegrinante e seguace di Cristo Luce. infatti, essere guida o camminare avanti, vuol dire insegnare con l’esempio. Quante persone sono andate in crisi, perché credevano nelle guide umane dimenticandosi di Gesù? Quanti sentiamo dire non vivere più la propria fede, a causa del fallimento di uno che stimavano e idolatravano? Se cerchiamo un riferimento come guida per eccellenza, è Lui, il Signore l’unica «Guida infallibile». È la sua Parola a guidarci, e non l’agire dei maestri umani tutti fallibili. A dirla tutta, Gesù ci porta a capire che l’insegnamento convincente, anche a casa nostra in famiglia; lo daremo con la nostra testimonianza di vita e con l’esempio. Su questo, ne sappiamo tutti qualcosa: quanto è difficile essere testimoni! Non ti preoccupare se spesso smarrisci la strada giusta, con la tua incoerenza di vita. Segui le orme di Gesù. È lui la nostra « Guida », cammina con noi. Buona giornata. D. Arthur S.

2m
Feb 27, 2024
Dal Vangelo di oggi - 26 Febbraio 2024

Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,36-38 «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». L’invito ad essere misericordiosi “come” il Padre è un imperativo. È qualcosa di molto impegnativo e, delle volte ci sembra umanamente impossibile. Solo che per poter condividere il perdono che viene da Dio, bisogna attingerlo proprio da Lui. Infatti, nell’agire del Signore con noi, egli non si pone mai da giudice, ma piuttosto come un padre. Ama ogni bene possibile in noi e detesta il nostro peccato. Anzi perdona le nostre colpe per favorire la crescita del bene in noi perché a chi viene perdonato molto, molto ama. Ci vuole trasformare incessantemente, con la sua misericordia infinita che vince il peccato. Quel peccato nel Vangelo di oggi, si declina nei giudizi, la condanna dell’altro e nella durezza dei cuori. E quando ci capita di agire in quel modo, ci dimentichiamo tutta la misericordia che Dio usa nei nostri confronti. Non sentiamo forse dire spesso che le persone non cambiano? Il Signore invece pensa che l’uomo è capace di conversione. Non lo giudicato definitivamente malvagio. Qual’è dunque la misura che vorremmo che usassero per noi? E qual’è invece quella che usiamo per gli altri? È forse larga o sempre stretta? In ogni caso, il Signore ci ricorda che tutto ci ritorna sempre, secondo quanta misericordia avremo usato per gli altri. Largheggiare infine, non è mai segno di debolezza; significa piuttosto avere capito cos’è avere il timore di Dio: essere misericordiosi come Lui. Buona giornata. D. Arthur S.

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Feb 26, 2024